Sono molte le persone che vorrebbero trasferirsi all’estero perché stanchi della pressione fiscale in Italia. Ma attenzione a non commettere errori.
La questione delle tasse e della pressione che ne consegue è un argomento caldo per molti italiani che, sempre di più, hanno il pensiero di trasferire la propria residenza all’estero per risparmiare. Ma non tutto è come sembra, ecco a cosa fare attenzione.

Trasferirsi all’estero è il desiderio di molte persone, che decidono di farlo per vari motivi, dal cambiare vita alla pressione fiscale che spesso è difficile da sostenere. Ma cosa è importante fare passo per passo? ecco un piccolo vademecum.
Trasferirsi all’estero, come fare
Il fattore fondamentale è trasferire la propria residenza fiscale all’estero, altrimenti si viene assoggettati automaticamente alla tassazione italiana, e per fare ciò è necessario cancellare il proprio nominativo dall’Anagrafe della Popolazione Residente, e in secondo momento iscriversi all’Aire – l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero. L’iscrizione all’Aire è d’obbligo per le persone che si trasferiscono all’estero per un periodo superiore a 12 mesi.

Importante e delicata è la questione del domicilio all’estero, poiché ai fini strettamente fiscali, il domicilio è “Il luogo in cui si sviluppano, in via principale, le relazioni personali e familiari della persona”, in parole povere se una persona lavora all’estero ma la famiglia (coniuge e figli) si trova in Italia, la sua residenza sarà nel nostro Paese. Ciò vuol dire che sarà necessario trasferire tutte le relazioni all’estero: familiari, sociali, di lavoro e morali.
L’Agenzia delle Entrate, inoltre, dispone di banche dati rilevanti per individuare la presenza dei soggetti in Italia, quindi è fondamentale vivere fisicamente all’estero: per essere infatti considerati fiscalmente residenti all’estero, è fondamentale che il contribuente trascorra la maggior parte del periodo d’imposta (oltre 183 giorni) fisicamente fuori dall’Italia.
Maggiore attenzione è necessaria con un trasferimento in uno dei cosiddetti paradisi fiscali, in quanto se il paese è in “black list” o a fiscalità privilegiata, la legge italiana presume che il soggetto sia ancora residente fiscalmente in Italia, e si dovrà perciò provare l’effettivo trasferimento all’estero; ma in questo caso non sarà l’Agenzia delle Entrate a dover dimostrare che si è ancora residenti in Italia, ma è il soggetto a dover provare di essersi trasferito, dimostrando di avere la dimora abituale e il centro dei propri interessi vitali nel Paese estero (ad esempio, con contratti d’affitto, proprietà immobiliari).
Nel caso infine di “dual residence” (quando sei residente sia in Italia che all’estero), si verifica una doppia tassazione dei redditi, e sarà quindi necessario consultare le Convenzioni contro le doppie imposizioni stipulate tra l’Italia e il Paese estero per capire come gestire correttamente la tassazione.





